Gesù di Nazareth? Lo abbiamo raccontato male

Gesù di Nazareth? Lo abbiamo raccontato male

Cinquant’anni fa usciva nelle sale Jesus Christ superstar. Destò scalpore e un po’ di scandalo. Ma ci convinse che la figura dell’uomo dei vangeli doveva essere narrata diversamente. E invece…

In attesa dell’annunciato film su Gesù di Martin Scorsese (il secondo dopo il discusso ma affascinante L’ultima tentazione di Cristo uscito nel 1988) la memoria mi ha catapultato negli anni delle medie quando mia nonna mi portò a vedere Jesus Christ Superstar, la versione cinematografica del musical hollywoodiano a cura di Norman Jewison. Alzi la mano chi non l’ha mai visto o chi non ha ascoltato almeno una volta la coinvolgente colonna sonora firmata da Tim Rice e Andrew Lloyd Weber? Sono passati esattamente cinquant’anni, io nel 1973 avevo solo 11 anni. Non so cosa davvero capii (e non so cosa capì mia nonna). So solo che il film toccò profondamente le corde dell’anima e mi dissi con una certa fermezza che non avrei più voluto ascoltare “cose” su Gesù dai catechismi preferendo decisamente la versione americanissima dell’uomo di Nazareth. Ovviamente, esageravo. Le “cose” che sentivo su Gesù, però, non mi avvicinavano a Gesù. Anzi, contribuivano a tenerlo lontano. Gli anni del collegio fatto da piccolo dalle suore non avevano aiutato (e non c’entravano le suore). Ovviamente, ho continuato ad andare alla catechesi e pure a fare il catechista. E, confesso, che nemmeno il liceo in Seminario mi ha convinto. Gesù mi pareva altro da come me lo raccontavano. Ecco perché quel film segnò una svolta. Certo, ci volle il lungo apprendistato teologico per relativizzare l’immaginetta cristologica che aveva le sembianze del bellissimo e biondissimo Ted Neely (se Gesù tornasse dovrebbe essere come lui, per forza, si diceva allora) e dare rigore alla mia travagliata ma sincera ricerca. Ci volle soprattutto l’incontro con chi mi parlò di Gesù come si deve parlare di lui ma, ripeto, quella pellicola mi convinse della necessità di dover raccontare l’avventura del figlio dei vangeli privilegiando il lato umano, la chiave di ingresso antropologica al suo mistero. Oggi, magari, l’approccio è scontato anche se non sono così certo. E, infatti, ritengo che il punto nevralgico dell’attuale disaffezione all’esperienza cristiana sia proprio l’immaginario da figurina devozionale che lavora ancora molto, e molto in profondità, nella coscienza dei singoli. L’allontanamento della maggioranza dal vangelo e dalla figura di Gesù (anche da parte degli appartenenti) dipende da tante cose – non credibilità della chiesa e dei suoi ministri? narrazioni alternative più convincenti e gratificanti? pigrizia dei singoli? – ma certamente molto dipende dalla narrazione che la chiesa ha offerto loro: catechesi, predicazione, sacramenti producono una certa repulsione o indifferenza. Il racconto di Gesù come l’uomo dei miracoli, che cammina sull’acqua, converte acqua in vino, passa attraverso i muri, che sì d’accordo muore poi tanto risorge, non convince più nessuno. Più nessuno, anche nell’epoca illuminista che ci portiamo addosso, mette in discussione la storicità del figlio di Galilea – ci sono molte fonti anche al di là dei vangeli a documentare l’autenticità – ma più nessuno è disposto a farsi propinare l’ologramma dell’uomo buono e dolce inviato da Dio per salvarci con i suoi superpoteri. Scava e scava: dalle reminiscenze catechistiche e dalle frequentazioni parrocchiali più o meno è questo che emerge. Per di più, il linguaggio ecclesiale oggi è pressoché incomprensibile e non ha la minima aderenza al vissuto delle persone che infatti sono impossibilitate (e non per cattiveria o perché non si applicano a sufficienza) a digerire categorie come peccato, salvezza, redenzione, grazia o a recitare formule pur importantissime come il Gloria o il Credo durante la messa domenicale. Suonano innaturali. Sarò esagerato e impietoso ma nutro la convinzione che Gesù lo abbiamo raccontato male. Ed è da qui che occorrerebbe riaprire la partita del destino evangelico del cristianesimo occidentale. Da qui, da una narrazione affidabile del Gesù dei vangeli e da una credibile vita fraterna delle comunità.

   
L’allontanamento della maggioranza dal vangelo e dalla figura di Gesù (anche da parte degli appartenenti) dipende molto dalla narrazione proposta: catechesi, predicazione, sacramenti…

Longuelo Comunità ottobre 2023