TRIDUO DEI MORTI – 2|3|4 NOVEMBRE 2020

TRIDUO DEI MORTI – 2|3|4 NOVEMBRE 2020

2 novembre

 

COMMEMORAZIONE
DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

 

 

Ore 9.00

Celebrazione eucaristica nella

commemorazione di tutti i fedeli defunti

 

Ore 18.00

Celebrazione eucaristica

nella commemorazione

di tutti i fedeli defunti

 

In questo contesto all’inizio della celebrazione poniamo un ricordo particolare dei defunti di quest’anno della comunità.

 

Tutte le celebrazioni si svolgono

in chiesa parrocchiale

 

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“Su questa barca… ci siamo tutti”
La speranza cristiana e la prova della pandemia

Triduo defunti 2 | 3 | 4 novembre 2020

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Le nostre comunità cristiane da alcuni anni intendono vivere insieme il classico triduo dei defunti come occasione per ripensare seriamente il tema della morte e tutto quello che c’è attorno. Un’occasione per condividere insieme le domande comuni dell’uomo. Il contesto nel quale desideriamo inserire la riflessione è quello della preghiera di compieta. Non offriamo conferenze ma semplici meditazioni sull’arte cristiana del morire e sulla virtù della speranza. Avevamo pensato di continuare l’itinerario dello scorso anno e, quindi, dopo il tema dell’inferno il dittico tematico prevedeva il paradiso. Ma il virus che ha colpito le nostre comunità ci ha messo davanti alla realtà della morte: siamo tornati a morire, a fare i conti con la morte. “Ci siamo trovati impauriti e smarriti – ha detto il papa solo in una piazza San Pietro vuota lo scorso 27 marzo in piena pandemia –. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: ‘Siamo perduti’, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.

 

 

Parrocchie:

Beata Vergine Immacolata (Longuelo)
San Giuseppe (Villaggio degli Sposi)
San Tomaso Apostolo (San Tomaso)
San Giovanni Battista (Campagnola)

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2 novembre

 

ABBIAMO RICOMINCIA  A MORIRE

“I giorni del nemico” di don Giuliano Zanchi

 

In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»

Vangelo di Marco 4,35-41

 

Due fenomeni sono rimasti nella semioscurità dei fatti non rivelati: il numero reale dei colpiti dal contagio e le storie di servizio nate sul terreno dei bisogni. Una duplice conta che finisce per intrecciarsi nella tabella di un unico bilancio. […] Nella provincia di Bergamo, sani conti della serva hanno svelato che in un mese sono morte 4.500 persone, come fosse scomparso di colpo un intero Comune. La scena reale che sta all’orizzonte di questo numero è quella di case in autogestione clinica, parentele mobilitate dalla necessità della cura, comunità locali impegnate a improvvisare i minimi servizi di garanzia. Nell’era in cui si ‘scompariva’ e si veniva a ‘mancare’, si è improvvisamente ricominciato a ‘morire’ e si è toccato con mano quanto conta potersi ‘congedare’ umanamente: secondo questo remoto arcaico sedimento biosimbolico che più di qualsiasi altra dotazione fa dell’uomo l’uomo. (dall’e-book di Giuliano Zanchi I giorni del Nemico per Vita e Pensiero)

Ore 20.45

chiesa del Villaggio degli Sposi

Preghiera di compieta

don Giuliano Zanchi

(Fondazione Adriano Bernareggi)

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3 novembre

 

“BISOGNA TENTARE DI FARE

IL BENE”

Il romanzo “La peste” di Albert Camus

 

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.

Matteo 28,8-10

 

Non si trattava di rifiutare le precauzioni, l’ordine intelligente che una società introduceva nel disordine d’un flagello; non bisognava ascoltare i moralisti che dicevano: bisogna mettersi in ginocchio e abbandonare ogni cosa. Bisogna soltanto cominciare a camminare in avanti, nelle tenebre, un po’ alla cieca, e tentare di fare del bene. Ma per il resto bisognava restare, e accettare di rimettersene a Dio, anche per la morte dei bambini, e sen- za cercare un personale ausilio. […] No, non c’era via di mezzo; bisognava ammettere lo scandalo, in quanto ci era necessario scegliere di odiare Dio o di amarlo. E chi oserebbe scegliere l’odio verso Dio? (Albert Camus, La peste)

 

 

Ore 20.45

chiesa Beata Vergine Immacolata

Preghiera di compieta

con letture tratte da La Peste di Albert Camus a cura di Giovanni Locatelli (voci narranti:

Silvana Camozzo, Petra Lo Popolo,

Enrico Nicoli, Giovanni Locatelli)

 

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4 novembre

 

I miei giorni in corsia

D’ospedale

La testimonianza di don Claudio Del Monte

 

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: “Non piangere!”. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi”, e: “Dio ha visitato il suo popolo”. Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Vangelo di Luca 7,11-17

 

“Ho deciso di assumermi questo incarico – ha raccontato nei mesi scorsi don Claudio Del Monte, parroco della Malpensata e cappellano alla clinica Gavazzeni nei giorni della pandemia –. Un’esperienza che devo dire mi arricchisce nel profondo del cuore e mi permette di capire meglio la situazione che si trovano ad attraversare numerosi degenti. Per fortuna non ci sono solo persone in terapia intensiva in ospedale, ma anche molti che hanno superato il momento più critico e sono prossimi a tornare a casa o altri ancora che hanno una sintomatologia meno pesante. Tanti sono della città, altri provengono dai paesi limitrofi come Alzano, Nembro, Costa di Mezzate, Petosino. Molti sono anziani, ma non tutti. In terapia intensiva ci sono infatti anche cinquantenni e settantenni che lottano per sopravvivere. Io ovviamente, nei reparti, ho l’ordine di non toccare i malati e stare ad almeno un metro di distanza da loro e quando passo nei corridoi su cui affacciano le camere prego per ognuno di essi, li benedico e li confesso se ne sentono l’esigenza. Se qualcuno è allo stremo delle forze e si trova in condizioni molto gravi lo assolvo dai peccati”. (dall’intervista a don Claudio del Monte per santalessandro.org)

Ore 20.45

chiesa S. Giovanni Battista in Campagnola

Preghiera di compieta

Testimonianza di don Claudio Del Monte

(parroco di Santa Croce della Malpensata)